Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da 2018

La follia è una condizione umana

Tante sono le facce della psichiatria; belle e brutte, salvifiche o pericolose. Molti psichiatri hanno ucciso la tua personalità: il "manicomio chimico" è oggi la vera frontiera da abbattere, quel muro che separa i sani dai malati. Uno psichiatra ha cambiato il mondo: Franco Basaglia. Ad uno psichiatra mi sono rivolta nel momento più inteso del dolore, quando ogni cosa sembrava non avere più senso, quanto tutto intorno era solo mancanza, quando guardavo ma non vedevo, camminavo ma stavo ferma, non dormivo ma vegliavo.  A quello psichiatra, caro amico e compagno  di lotte politiche, chiesi se mi sarei mai rialzata, se quel dolore così forte e potente si sarebbe mai attutito.  Nove mesi: mi rispose, nove mesi come quelli che servono per far crescere una vita. Nove mesi solo per attutire, metabolizzare, razionalizzare.  Oggi quei nove mesi sono passati ma il tempo per me si è fermato.

Mi mancano, mi manchi...

Conservo un album di fotografie che ripercorre tutti i tuoi Natali fino all'adolescenza, si intitola "I Natali dei miei tesori", perché le tue (si sa) erano sempre festività doppie: Mattia e Nicolò, Nicolò e Mattia.  Un binomio inscindibile,  adesso reciso. Mi mancano i tuoi canti natalizi che inondavano la casa per settimane; mi manca il tuo stupore di fronte a Babbo Natale al quale (forse) hai sempre creduto;  mi mancano le decine di regali scartati e poi abbandonati perché per te la cosa più bella era l'atto dello scartare.  Mi mancano le tue ritualità, l'attendere con crescente ansia l'arrivo dei tortelloni, del panettone, dello spumante.  Mi mancano i tuoi Natali ciclici e ripetitivi: il tuo mondo non era in crescita, era sempre uguale a se stesso, scandito da riti e festività. E mente gli altri bambini poi sono diventati adolescenti, ragazzi ed adulti tu sei sempre rimasto un "bimbo magico", affascinato dalle luci, dai colori, dagli abbracci. ...

13 anni fa...

Sono le 7.06: esattamente 13 anni fa uscivi dal mio grembo, adorato Benedetto. Eri piccolo,appena tre chilogrammi ma per me erano molti se paragonati al peso dei gemelli Eri nato prima ma non avresti avuto bisogno dell'incubatrice, un bel sollievo!. Scuro, con pochi capelli in testa. Ho pianto, ho pianto molto, di gioia per una volta...eri sano, così almeno apparivi ad un primo controllo e l'indi ce apgar con il quale in ospedale vengono classificati i nuovi nati, era il massimo. Ti hanno lavato e ti hanno portato subito da me, eri freddo, molto freddo e piangevi con una vocina flebile e insicura, non ancora abituata al duro mondo. Dopo pochi minuti hai aperto un occhio, si è spalancato uno sguardo nerissimo e fiero, sembrava un carbone ardente. Dopo pochi minuti, come un pulcino bagnato, hai aperto il secondo occhio. Ed è stata subito vita...

8 dicembre

Per anni, dopo che sono nati i gemelli, ogni mattina svegliandomi nel letto e realizzando che era un giorno di festa pensavo: "non sono più sola, ci sono due figli con me!"  Mi immaginavo un Natale diverso, una Pasqua diversa ed effettivamente così era: i figli cambiano e stravolgono la vita. Tutto muta, tutto assume un valore diverso, migliore. Quest'anno, per la prima volta e in modo del tutto innaturale, ogni festa che arriva mi dico: "sono sola, manca un pezzo del mio cuore, della mia anima, della mia vita".   L'8 dicembre è per tradizione il giorno in cui a casa nostra si addobba l'albero di Natale e si prepara il presepe.  Come potrò farlo senza di te, figlio mio?  Te che amavi così tanto le luci colorate e i canti natalizi? Tu che da piccolo facevi sparire i personaggi del presepe che trovavo ovunque?  Tu che adoravi  il panettone e lo spumante ed ignoravi, quasi sempre, i pacchi di regali che ti venivano donati?  Tu che alle feste scolast...

Voglio ricordarti così...

Ti voglio ricordare sorridente e solare mentre osservi il mondo con disincanto ed ironia. Oppure mentre canti a squarciagola le tue canzoni preferite. Ma ricordarti così mi fa male: allora preferisco pensare alla tua sofferenza infinita, a quei pensieri ossessivi che dilaniavano la tua mente, a volte, per ore.  A quella tristezza profonda che faceva intravedere, dai tuoi bellissimi occhi nocciola dalla lunghe ciglia, un abisso interiore senza fine.    Un abisso che gli psicofarmaci non hanno colmato ma accresciuto sempre  più, fino ad impossessarsi della tua anima purissima.  Chi eri diventato, mio amato figlio, perché il dolore può essere così potente ed invasivo?

Giorno dei morti...

Oggi non esiste Halloween per me ma solo un dolce ricordo di chi troppo presto è morto... La morte è la curva della strada, morire è solo non essere visto. Se ascolto, sento i tuoi passi esistere come io esisto. La terra è fatta di cielo. Non ha nido la menzogna. Mai nessuno s’è smarrito. Tutto è verità e passaggio. Fernando Pessoa

7 mesi senza la tua musica...

La musica era una delle grandi passioni che Mattia aveva sin da piccolissimo e lo ha sempre accompagnato fino alla fine. Si addormentava canticchiando e si risvegliava cantando.   Le parole che, a volte, non riusciva a scandire dialogando le pronunciava benissimo se inserite nelle canzoni.  Alla scuola materna saliva nella parte più alta dello scivolo e cantava a squarciagola la canzone del partigiano. Era capace di ascoltare, con un’intensità inusuale in un bambino, moltissime canzoni e di memorizzarne al primo ascolto note, melodie e parole. Ancora molto piccolo (avrà avuto cinque o sei anni) era in grado di riconoscere dalle prime note tutte le canzoni di decenni dello Zecchino d’oro. Era una capacità rara, innata, inspiegabile. Una di quelle qualità che gli autistici spesso anno ma che risulta totalmente inutile per vivere in un comune consesso sociale.  Col tamburo e lo xilofono passava delle ore.   Poi crescendo i suoi cantanti preferiti sono diventati...

Soffia il vento

E' il mio giorno libero, fuori il vento soffia ancora forte, quel vento che amavi tanto e che da bambino eri capace di osservare per ore con gli occhi  persi verso un orizzonte lontano e le braccia pronte a sfarfallare e a volare verso altri mondi. E' arrivato il momento di fare il cambio dell'armadio e stamani ho trovato la forza di aprire il tuo. Non l'avevo più fatto e non lo farò più. Non sono ancora pronta.  Le tue maglie, le tute, i pantaloni, le giacche sono ancora lì e ci sei anche tu. Il tuo odore, unico, per me è indimenticabile e  mi ha avvolto cogliendomi alla sprovvista.  Mattia gioia e dolore eterno, rimpianto infinito...

180 giorni

259.200 minuti, 4320 ore, 180 giorni, 6 mesi che non sei più con noi.  Il dolore è ancora fortissimo profondo, viscerale. Si insinua nelle ossa, nel sangue, nella mente.  Forse è meno acuto, meno vivo ma più intenso.  Una parte di me  è morta con te quel maledetto 27 marzo. Io vivo,  mi occupo di mille cose, devo tenere la mente impegnata per non lasciarmi morire del tutto...

L'imprevedibilità

L’imprevedibilità era uno dei tratti distintivi dell’autismo di Mattia. Di solito gli autistici sono molto prevedibili, spesso troppo prevedibili. Ho conosciuto bambini che non si mettevano seduti a tavola se non avevano esattamente la stessa sedia, nello stesso posto, con la stessa tovaglia di sempre. Per questi piccoli un sia pur minimo cambiamento è fonte di frustrazione e di crisi. Non che Mattia  non fosse, a suo modo, bisognoso di punti fissi e di certezze ma non in maniera ossessiva. Anzi, nel suo caso, a volte i cambiamenti potevano avere un effetto rigenerante e spingerlo a trovare nuova vitalità per attività che altrimenti lo avrebbero annoiato. Quando abbiamo fatto l’inserimento alla scuola media e ai docenti erano state presentate le problematicità del ragazzo, essi rimasero poi sbalorditi dalla bravura e dall’attenzione di Mattia nei primi giorni di scuola, tanto che ci chiamarono per chiederci se non avessimo per caso esagerato nella descrizione. In realtà la lun...

Con i pugni chiusi

Sono passati cinque mesi e come ogni mattina sono venuta a trovarti.  Ogni tanto trovo dei fiori sulla tomba, dei fiori colorati, non so chi si prenda la briga di omaggiarti in questo modo così bello. Stamani una signora da dietro mi ha sussurato: "io l'ho già salutato Mattia".  Mi sono voltata e le ho chiesto chi fosse.  Mi ha raccontato che aveva conosciuto Mattia quando andava a passeggiare con il padre e che ogni volta che va al cimitero a trovare suo marito passa  a parlare anche con mio figlio. Mi ha detto di essere di origini greche e che sua nonna le raccontava che i bambini nascono con i pugni chiusi perché dentro è depositato il loro destino che va accettato con serenità. Mi ha spiegato che la notte sente i passi di suo marito e io le ho rivelato che a volte mi sembra di udire il respiro di Mattia.  Poi l'ho salutata e me ne sono andata. Mentro uscivo lei continuava a parlare con mio figlio,  ho sentito che gli diceva: "finalmente oggi ho conosci...

La "fortezza vuota" e le "mamme frigorifero"

Il 13 marzo del 1990 Bruno Bettelheim si suicidò in un modo orribile. Era un martedì mattina si chiuse a chiave nella sua stanza, ingerì una quantità imprecisata di pillole, si avvolse la testa in un sacco di plastica, lo annodò al collo e si lasciò morire per asfissia. Era considerato uno dei più grandi psicologi dell'infanzia, si vantava di essere allievo di Freud. Nel 1938 era stato internato, in quanto ebreo, nei campi di concentramento prima a Dachau e poi a Buchenwal d. Una vita difficile la sua, molto amato, osannato e poi disprezzato dalla comunità accademica. Abbandonato dai figli negli ultimi anni della sua vita. Deve la sua fortuna ad un libro pubblicato nel 1967: un libro sull'origine dell'autismo infantile che fece il giro del modo, tradotto in italiano con il titolo "La fortezza vuota". In questo testo Bettelheim attribuiva la causa dell’autismo a un rapporto inadeguato tra bambino e madre dovuto all’eccessiva freddezza della...

Mamma Paola

Infine mamma Paola si è dovuta arrendere. quando l'ultimo cadavere è stato estratto dalle macerie si è capito che era proprio lui: Mirko.  Un giovane uomo di 31 anni che non andava in vacanza quel giorno maledetto ma era appena entrato al lavoro nella sua Genova quella città che amava molto e che lo aveva visto crescere.  Era felice, raccontano, perché da pochi giorni aveva trovato un lavoro per tre mesi presso l'azienda municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti.  Un lavoro vicino casa, un lavoro, sebbene precario, per lui era una cosa importante.  La mamma da martedì 14 agosto non si era più mossa dalle macerie, si era rifiutata di andare a dormire, a mangiare, a raccogliere le sue cose.  Aveva solo accettato di aspettare l'esito delle ricerche sotto una tenda della Croce Rossa. Se ne è stata lì per giorni attendendo prima un miracolo e poi semplicemente un corpo da seppellire. Ora quel che resta del corpo è stato trovato, mamma Paola avrà una ...

"Una vita in vacanza"

Vado al cimitero la mattina presto. Mi piace controllare che sia tutto in ordine, che i fiori abbiano acqua a sufficienza, che la tomba sia linda.  Cammino lungo il vialetto sterrato che separa la nostra casa dal posto dove riposi e un senso di tranquillità misto a una profonda nostalgia mi invade. Ieri quando sono arrivata mi ha accolto il canto di un operaio che stava tagliando l'erba. Cantava "Una vita in vacanza" de Lo stato sociale, una canzone che amavi molto, una canzone che abbiamo cantato insieme l'ultima volta. Non mi è sembrato strano o irrispettoso un canto del genere nel silenzio mattutino di un cimitero, mi è sembrato un segno di gioia, un regalo per te, adorato Mattia.  

The Good Doctor

"The Good Doctor" è una serie TV statunitense, già campione di ascolti anche in Italia. Un giovane medico autistico, incapace di instaurare normali relazioni umane, di comprendere l'ironia, di dire bugie, di decodoficare i messaggi altrui, ha invece straordinarie capacità chirurgiche. E' in grado di vedere cose che altri non vedono, di intuire patologie quasi invisibili ai macchinari più raffinati, di formulare diagnosi in modo incredibilmente veloce e preciso.   La sfida contro il pregiudizio lacera  i componenti della commissione medica che devono decidere la sua assunzione nell'ospedale di San Jose, un ospedale all'avanguardia i cui operatori si interrogano se sia giusto o meno mettere in mano la vita dei pazienti ad un giovane ventiseienne venuto dalla campagna, con un passato difficile alle spalle, che a prima vista sembra un idiota ma che ha rivelato di avere straordinarie capacità chirurgiche. Ovviamente il giovane dottore riuscirà a convincere la comm...

Siamo tutti legati

Dormi sepolto in un cimitero di campagna a poche centinaia di metri da casa nostra dove spesso andavamo a passeggiare io e te, mano nella mano, estate e inverno. Oggi cantano i grilli e le cicale, il cielo è terso e la tua tomba è finalmente ultimata. Ci sei tu in fotografia serio, compassato, con il mare dietro, il mare che tanto amavi. Ci sono le date più importanti della tua (della nostra) vita: quella di nascita e quella di morte arrivata troppo presto. C'è una frase che ho voluto scolpita sul libro aperto: "siamo tutti legati", una frase che dicevi sempre e io con te. C'è una statua bellissima, di un angelo che indica la via. E' stata fatta da un artigiano del nord (di Padova credo), l'ho scelta via mail, ho fatto mettere i riccioli, ho chiesto di rendere le braccia più "paffutelle" come erano le tue.Vola libero angelo della mamma!

Mi affogo

Mi affogo nelle attività per non pensare. Leggo, imparo, scrivo. Ho ripreso in mano vecchi progetti da portare a termine. Pulisco, lavo, stiro, non ho mai avuto la casa così pulita. Mi muovo, incontro persone, parlo, nuoto, consolo ma poi arriva il momento di vuoto quando meno me lo aspetto e mi coglie, come sempre, impreparata. Il dolore si insinua nei piccoli spazi che non riesco a colmare e il ricordo di te è ancora tagliente e crudo come il primo giorno. Un abbraccio Mattia.

Monte Carlo: Il secondo intervento al cuore di Nicolò

I gemelli avevano ormai 22 mesi, Mattia era un bambino bellissimo e florido, sempre pronto a sorridere al mondo e ancora non mostrava quei segni così terribili che di lì a poco lo avrebbero segnato per sempre. Anche Nico (dopo il primo intervento al cuore fatto a soli dieci giorni di vita) cresceva allegro e circondato dall’amore.   Nicolò anche oggi ha sempre il sorriso sulle labbra ed accoglie con gioia ogni cosa lo tocchi.   A suo modo vive la vita con filosofia e coglie l’attimo ogni istante della sua vita. Non prova invidia verso gli altri, non si è mai domandato né lo ha mai fatto con noi, perché fosse toccata proprio a lui quella gravissima malformazione cardiaca.   E già da bambino era così. Prima del “grosso” intervento, così lo chiamavamo a casa nostra, dovevamo evitare che corresse troppo, che si affaticasse, che non salisse sullo scivolo… Un’impresa quasi impossibile ma dovevamo farcela e ce la facemmo. Ogni minimo sforzo si traduceva in Nico in un aume...

Un compleanno senza sole

Sono passati molti anni da quando sono venuta al mondo: più di mezzo secolo!  Ho avuto la fortuna di nascere nella casa di famiglia, nel letto dei miei genitori, una bella domenica di sole di inizio giugno. Allora qualcuno usava ancora fare così in campagna e mia madre volle farlo.  Nacqui nell’ora in cui tutta la famiglia si siede a tavola per mangiare   nel consueto rito domenicale, il mio arrivo fu una grande festa per tutti. Nonna Virginia prese il mio cordone ombolicale appena tagliato dall'ostetrica e lo seppellì sotto una rosa, questo rito serviva per propiziare una bella voce al nascituro.  Crebbi sana e non ebbi mai bisogno di conoscere l’ospedale. Dal momento in cui sono nati i gemelli tutto è cambiato per me: prima un mese di ospedalizzazione per evitare una nascita troppo precoce poi la conoscenza di moltissime strutture ospedaliere in Italia e all’estero e il faccia a faccia con il dolore e la malattia, soprattutto quella dei bambini, la più insopport...