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Monte Carlo: Il secondo intervento al cuore di Nicolò



I gemelli avevano ormai 22 mesi, Mattia era un bambino bellissimo e florido, sempre pronto a sorridere al mondo e ancora non mostrava quei segni così terribili che di lì a poco lo avrebbero segnato per sempre. Anche Nico (dopo il primo intervento al cuore fatto a soli dieci giorni di vita) cresceva allegro e circondato dall’amore.  Nicolò anche oggi ha sempre il sorriso sulle labbra ed accoglie con gioia ogni cosa lo tocchi.  A suo modo vive la vita con filosofia e coglie l’attimo ogni istante della sua vita. Non prova invidia verso gli altri, non si è mai domandato né lo ha mai fatto con noi, perché fosse toccata proprio a lui quella gravissima malformazione cardiaca.  E già da bambino era così. Prima del “grosso” intervento, così lo chiamavamo a casa nostra, dovevamo evitare che corresse troppo, che si affaticasse, che non salisse sullo scivolo… Un’impresa quasi impossibile ma dovevamo farcela e ce la facemmo. Ogni minimo sforzo si traduceva in Nico in un aumento del colore cianotico delle labbra e delle estremità dei piedi e delle mani. Quello era il nostro campanello di allarme. 
Ho ritrovato un vecchio diario che ho tenuto per alcuni giorni quando Nico era ricoverato a Monte Carlo. A rileggerlo adesso, a pensare alle lunghe complicazioni che ha avuto quell’intervento a cuore aperto eseguito da uno dei massimi cardiochirurghi al mondo, mi sembra di impazzire.  Ero così giovane allora e come ho potuto, insieme a mio marito, sopportare tutto questo con spirito così lieve? 
Inserisco quelle considerazioni di giovane madre per non dimenticare...
16 marzo 1993
“Da due giorni ormai siamo a Monte Carlo. Nicolò ha già fatto il cateterismo ed adesso sta dormendo tranquillamente. Una cappa d’ossigeno gli copre la testa, i fili dell’elettrocardiogramma gli solcano il corpo, un lenzuolino leggero lo copre: sembra proprio un angioletto!  I capelli biondi gli incorniciano il visino paffutello e roseo. Il 'ciuccino' in bocca, l’immancabile 'ciuccino' con il filo rosso contro ilmalocchio. Non si sa mai!
Il cateterismo ci ha dato i risultati che aspettavamo, questa volta i medici sono riusciti a passare attraverso la stenosi polmonare ed hanno calcolato la pressione dei polmoni. Va dai 10 ai 16 mmHg : un livello molto inferiore rispetto a quello che avevano previsto e per via indiretta stabilito a Roma al Bambin Gesù dove avevano dato per scontata una pressione polmonare di 25 mmHg.
10-16 mmHg è una giusta pressione, ci hanno detto, che denota una perfetta tenuta polmonare e che permette la possibilità di fare l’operazione con minori rischi.  Operazione che andrà fatta quanto prima.  Ci hanno detto che forse la faranno domani o dopodomani ma la risposta definitiva dobbiamo ancora averla.
A questo punto spero che sia il prima possibile!  Nicolò si affatica facilmente, riesce a camminare  molto poco e vuole subito sedersi. Le labbra e le unghie sono scure e la saturazione dell’ossigeno è oggi sui 70-75;  sta scendendo troppo, la sua vita è di nuovo in pericolo.
Qui a Monte Carlo l’ambiente è veramente confortevole. La struttura è bellissima: ha tutti i confort di un albergo di prima classe con le splendide vetrate da cui si può godere la vista sul porto di Montecarlo.  Le camere sono ampie ed assolate, ogni lettino è dotato del suo televisore e della radio, strumenti indispensabili per l’accoglienza di bambini così piccoli.  C’è anche un letto per la mamma che di giorno si trasforma in un grazioso armadietto.  Il fatto che ci sia il letto per la mamma è una cosa degna di nota anche se potrebbe sembrare scontato. A Roma non c’era e la situazione generale del Bambin Gesù, con reparti pieni di bambini stretti in pochi metri quadri di spazio, costringeva i genitori a vivere come baraccati, in maniera umiliante e insostenibile per un paese civile!
Il bagno è bellissimo e tutto in marmo bianco, con asciugamani pulitissimi che ogni giorno vengono rigorosamente cambiati.  Le infermiere sono professionali e gentili, quasi tutte conoscono l’italiano e così è anche per i medici.
Ma è pur sempre un ospedale e vivere qui dentro è veramente difficile. Nicolò ha la sindrome da ospedale: non lo sopporta più! Ne ha visti troppi da quando è nato ee non ha ancora 2 anni…Ogni volta che lo portiamo in ospedale si ammala con punte di febbre che arrivano (come ieri) a toccare i 39 gradi. Poi si trasforma completamente: non mangia, non fa amicizia, diventa taciturno e apatico. 
E poi io penso sempre al suo gemello: Mattia cosa stara facendo a casa con i nonni e con la zia? Sentirà la nostra mancanza?”

 

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