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La "fortezza vuota" e le "mamme frigorifero"

Il 13 marzo del 1990 Bruno Bettelheim si suicidò in un modo orribile.
Era un martedì mattina si chiuse a chiave nella sua stanza, ingerì una quantità imprecisata di pillole, si avvolse la testa in un sacco di plastica, lo annodò al collo e si lasciò morire per asfissia. Era considerato uno dei più grandi psicologi dell'infanzia, si vantava di essere allievo di Freud. Nel 1938 era stato internato, in quanto ebreo, nei campi di concentramento prima a Dachau e poi a Buchenwald. Una vita difficile la sua, molto amato, osannato e poi disprezzato dalla comunità accademica. Abbandonato dai figli negli ultimi anni della sua vita.
Deve la sua fortuna ad un libro pubblicato nel 1967: un libro sull'origine dell'autismo infantile che fece il giro del modo, tradotto in italiano con il titolo "La fortezza vuota".
In questo testo Bettelheim attribuiva la causa dell’autismo a un rapporto inadeguato tra bambino e madre dovuto all’eccessiva freddezza della madre stessa vista come una "mamma frigorifero". E' stato uno dei primi libri sull'autismo che ho letto nelle lunghe mattinate in cui accompagnavo Mattia a fare terapia alla Stella Maris. E' un libro che mi ha fatto molto piangere. L’ipotesi riabilitativa di Bettelheim prevedeva la “parentectomia”, l’allontanamento forzato del bambino dalla madre, un’ipotesi assurda e disumana che molto mi fece soffrire facendomi sentire ingiustamente sotto processo. Io sapevo di essere una madre amorosa e “coccolona”, desiderosa di baci e di carezze e pronta a darne sempre ai miei figli. Sapevo di aver desiderato Mattia e il suo gemello Nicolò. Quelle critiche mi apparivano profondamente ingiuste e fu così che per la prima ed unica volta nella mia vita ho preso un libro e l'ho fatto a pezzi.
Ed ecco che in questi giorni si sta svolgendo ad Erice un convegno di presunti "scienziati" che sembra abbiano riesumato la teoria della "mamma frigorifero" come causa dell'autismo. L'oncologo Franco Buonaguro e il biologo Stefano Parmigiani ci hanno rivelato che se la mamma non interagisce con il suo bimbo nei primi mesi di vita, potrebbe "spegnere" alcuni geni innescando in lui un processo che darà vita poi all’autismo.
Io spero che qualcuno metta fine a questa pagliacciata, spero che queste ricerche non siano finanziate con soldi pubblici, spero che gli scienziati seri e i genitori (come già hanno iniziato a fare) facciano sentire la loro voce contro questa vera e propria provocazione.

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