Quando i nostri genitori ci
dicevano: ma perché volete indagare sulla morte di Mattia? Quella ferita, così,
non sarà mai rimarginata...noi dicevamo: no, non importa! Vogliamo sapere
la verità.
Quando i nostri amici ci
chiedevano: ma perché insistere nel cercare? Perché insistere nell'angustiarvi?
Perché indebitarvi? Ormai Mattia è morto, lasciatelo riposare....noi dicevamo:
no, andremo avanti!
Quando il nostro avvocato ci
avvertiva dicendoci: dovrete farvi una corazza, sarete voi ad essere messi sul
banco degli imputati....noi rispondevamo: ce la faremo!
Eppure poi quando ti trovi di
fronte alla realtà processuale tutto prende forma in modo inesplicabile e
pirandelliano e la verità si frantuma, cambia aspetto, i vari punti di vista si
fondono, si scindono, si intersecano, ....tutto si combina in modo diverso e
ciò che appariva lineare si manifesta in modo confuso, a volte contraddittorio,
nelle parole degli avvocati delle parti in causa.
E così i genitori diventano
arroganti, invadenti, puntigliosi e chissà cosa altro ancora se l'indignazione
del giudice e della PM non fossero intervenuti per far tacere chi, per salvare
la propria assistita, non ha avuto timore (ieri) di fare scempio della
verità e dell’umana compassione.
Ma la giustizia, alla fine,
arriverà; ne sono certa.
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