“Siamo tutti legati” ha avuto la sua prima presentazione “dal vivo” e la presenza fisica, dopo l'immaterialità e la lontananza della comunicazione online, ha fatto la differenza. Ma la differenza l'ha fatta soprattutto il pubblico: in questo caso si trattava di parlare davanti a degli studenti di due classi quinte dell’indirizzo Socio-sanitario dell’Istituto Santoni di Pisa, ragazzi come i miei ma per i quali avevo un ruolo diverso: non ero la loro docente ma una mamma con l'urgenza di raccontare una storia che non dovrà mai più ripetersi e loro erano la platea giusta alla quale veicolare questo messaggio. Diversi studenti avevano letto il libro, alcuni ne faranno oggetto di discussione per l’elaborato previsto per l’Esame finale, saranno gli adulti che lavoreranno in strutture per anziani e per ragazzi come Mattia. L’indignazione che hanno mostrato al racconto dei maltrattamenti andrà coltivata e incanalata nella giusta direzione, la commozione di fronte agli effetti di psicofarmaci usati come catene chimiche andrà diretta verso lo studio e la comprensione di cause ed effetti, la rabbia esplicitata di fronte alla mancanza di comunicazione (che spesso colpevolmente emerge nei rapporti tra famiglie e strutture) dovrà costituire un antidoto contro futuri muri di incomprensione e silenzio. Le tante domande, i tanti perché, usciti da giovani motivati e interessati, che faranno un lavoro difficile e importante, potranno avere l’unica vera risposta in queste parole: mai rimanere indifferenti di fronte al dolore, mai girare la faccia dall’altra parte di fronte ad abusi e maltrattamenti (anche se commessi da colleghi), mai perdere la motivazione e la freschezza che avete dimostrato.
Il loro motto è stato #mattiaunodinoi
Un libro umano sincero devastante nella sua cruda realtà che fa soffrire e riflettere ma un libro da leggere . La zia di un ragazzo come mattia
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