Due anni senza di te e oggi neanche una preghiera sulla tua tomba...tutto è chiuso, tutto è serrato e non posso non pensare con dolore ai tanti morti senza un volto familiare vicino,senza una parola di conforto, senza una degna sepoltura. Tutto è duro, terribile, pauroso, distante, sospettoso, autoritario in questi tempi di coronavirus, tempi nei quali anche la pietas per i morti non trova posto. Come Antigone mi attanaglia il dilemma tra l'obbedire ad una legge dello Stato o ad una legge di natura ma poi non posso che accettare di seguire la prima e guardare da lontano, da un muro sbrecciato, una tomba bianca in lontananza con i fiori ormai appassiti.
Il 13 marzo del 1990 Bruno Bettelheim si suicidò in un modo orribile. Era un martedì mattina si chiuse a chiave nella sua stanza, ingerì una quantità imprecisata di pillole, si avvolse la testa in un sacco di plastica, lo annodò al collo e si lasciò morire per asfissia. Era considerato uno dei più grandi psicologi dell'infanzia, si vantava di essere allievo di Freud. Nel 1938 era stato internato, in quanto ebreo, nei campi di concentramento prima a Dachau e poi a Buchenwal d. Una vita difficile la sua, molto amato, osannato e poi disprezzato dalla comunità accademica. Abbandonato dai figli negli ultimi anni della sua vita. Deve la sua fortuna ad un libro pubblicato nel 1967: un libro sull'origine dell'autismo infantile che fece il giro del modo, tradotto in italiano con il titolo "La fortezza vuota". In questo testo Bettelheim attribuiva la causa dell’autismo a un rapporto inadeguato tra bambino e madre dovuto all’eccessiva freddezza della...
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