C'è un armadio che non apro da più di un anno. E' lì che sono riposte le tue maglie, i tuoi pantaloni, le tue cose. Ci ho provato, una volta, ma un odore intenso di te mi ha avvolto e tramortito. Era ancora troppo presto per farlo e così l'ho richiuso. Nicolò, il tuo gemello, che con te tutto condivideva non mi ha mai chiesto di avere accesso alle tue cose rispettando, forse, quello spazio sacro. Ma da qualche giorno Benedetto, che si sta avviando verso l'adolescenza, mi sta chiedendo il permesso di frugare tra le tue maglie per trovare qualcosa da mettersi. Ho risposto "dopo" e poi di nuovo "dopo".... Non so se ce la farò ad aprire quell'armadio.
Il 13 marzo del 1990 Bruno Bettelheim si suicidò in un modo orribile. Era un martedì mattina si chiuse a chiave nella sua stanza, ingerì una quantità imprecisata di pillole, si avvolse la testa in un sacco di plastica, lo annodò al collo e si lasciò morire per asfissia. Era considerato uno dei più grandi psicologi dell'infanzia, si vantava di essere allievo di Freud. Nel 1938 era stato internato, in quanto ebreo, nei campi di concentramento prima a Dachau e poi a Buchenwal d. Una vita difficile la sua, molto amato, osannato e poi disprezzato dalla comunità accademica. Abbandonato dai figli negli ultimi anni della sua vita. Deve la sua fortuna ad un libro pubblicato nel 1967: un libro sull'origine dell'autismo infantile che fece il giro del modo, tradotto in italiano con il titolo "La fortezza vuota". In questo testo Bettelheim attribuiva la causa dell’autismo a un rapporto inadeguato tra bambino e madre dovuto all’eccessiva freddezza della...
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